Cari lettori,
se il blog riesce a trasmettervi l'entusiasmo che stiamo provando per il questo viaggio, vi chiediamo di partecipare lasciando commenti e ponendo domande (a cui ci impegnamo a rispondere).
Nelle pause riusciamo a leggere le note che lasciate che ci fanno sempre piacere.
Vi chiediamo anche di consigliarne la lettura ai vostri contatti in modo che la platea potenziale per la raccolta fondi aumenti.
Grazie.
Alberto e Dimitri
A zonzo in bici sulle Ande, da Lima a Buenos Aires (attraverso Perù, Bolivia, Cile,Argentina).
martedì 30 settembre 2014
AVVISO AI LETTORI
Spray al peperoncino
Ad un certo punto l'ennesima aggressione canina: tre cani di mezza taglia se la prendono con Alberto. Decidiamo di testare se lo spray al peperoncino a (3 milioni di gradi Scoville) è efficace: Alberto fa fuoco. Il più vicino e minaccioso degli agressori si accascia immediatamente al suolo e gli altri due desistono all'istante. La reazione è così inusuale che ci spaventiamo noi stessi e torniamo indietro a verificare le condizioni dell'aggressore (cosa che gli altri due ci consentono di fare senza attaccarci). Il cane è riverso sul dorso e con le zampe anteriori cerca di togliersi dal naso la capsaicina. Dopo un pò si riprende e con la coda tra le zampe si dirige mestamente verso casa: non attaccherà più nessun ciclista.
Dopo un dislivello di 900 metri in salita (dove Dimitri avvista le solite "frittelle" di opossum, una tarantola morta e la prima lucertola viva), raggiungiamo Chincheros. Ci fermiamo a pranzo in una bettola del paese dove si siede vicino a noi il maestro delle elementari. È un ragazzo di Urubamba (vicino a Machu Picchu) ed è in evidente stato di ebbrezza. Ci avevano detto che questo succede spesso. Ci sono maestri in tutti i paesini, sono quasi sempre ubriachi, ma i bambini hanno così voglia di imparare che imparano lo stesso almeno a leggere e a scrivere.
Oggi ci fermiamo qui. Dobbiamo fare bucato e riposarci un pò.
Domani un altro passaggio sopra i 4000.
lunedì 29 settembre 2014
Due missili nella notte
Una gentile segretaria ci ha riferito che il sindaco si sarebbe liberato dopo le dieci e - dato che noi non potevamo aspettare - ci avrebbe ricevuto il Segretario Generale! Considetate che Ayacucho è grande come Verona!
Ci siamo fatti fare una bella foto nelle piazza principale con il Segretario e siamo ripartiti in direzione Abancay (3-4 giorni di viaggio).
Ma le cose non erano così (naturalmente). Dopo i 1700 metri di dislivello c'è l'altopiano! E l'altipiano è piano, a 4100 metri e non scende!
Morale della favola ci siamo trovati alle 17 con 1 ora di luce a disposizione, sull'altipiano, a 3,2ºC, senz'acqua da bere, con buio in arrivo mentre il cielo nero sopra di noi minacciava pioggia e già si vedevano in lontananza fulmini e temporali. Piantare la tenda non sarebbe stato un problema, potabilizzare l'acqua degli stagni nemmeno. Per il freddo siamo attrezzati. Fare tutto questo sotto la pioggia e al freddo sarebbe stato fastidioso ma il problema vero era che non siamo acclimatati per dormire a quelle altitudini perché negli ultimi giorni abbiamo sempre dormito sotto i 3000. L'altopiano è durato 42 km, 30 più del previsto. Nonostante avessimo concordato tra di noi le 17.30 come l'ora limite dopo la quale accampare, abbiamo tirato oltre senza farci scoraggiare dalla piana infinita (che poi sono lunghi su-e-giù di cui non vedi mai la fine) quando ormai il sole era ben sotto l'orizzonte abbiamo raggiunto il punto di inizio della discesa. Grazie alla pendenza, al fatto che la strada era deserta, ben asfaltata e dotata di linea bianca continua laterale, ci siamo lanciati in 20 km di discesa a missile nell'oscurità mentre là all'orizzonte le Ande meravigliosamente colorate di blu dal crepuscolo salutavano le ultime luci del giorno... fino a raggiungere il primo paesino, Ocros, a 3200 m, dove le strade non sono asfaltate e dove un grosso secchio di acqua calda ci aspettava come doccia.
domenica 28 settembre 2014
Ad Ayacucho, nella terra del "Sendero Luminoso"
Ketty viene però a salutarci e ad augurarci buon viaggio prima di tornare a dormire (è appena andata a letto!). E' stato bello vedere queste famiglie che si riuniscono tutte al loro paese di origine in questa settimana di festa.
I primi 30 chilometri sono di sterrato duro, dapprima in un ambiente desertico con tanto di sabbia, cactus, fichi d'india e agavi, che poi però perde di spettacolarità quando la strada diventa faticosa senza "ricompensa". Dimitri "rimprovera" tutte le divinità note e non note: ha dormito poco e male, ha mangiato poco, le simulie gli hanno gonfiato le gambe (chissà perché preferiscono nettamente lui) e subisce tutte le aggressioni canine del mattino [ne parleremo negli approfondimenti ma sappiate che ogni giorno subiamo almeno una dozzina di attacchi canini, per ora senza conseguenze (se non sul nostro amore per il migliore amico dell'uomo, giacché in quei momenti invece dello spray alla capsaicina - che per altro non abbiamo per ora utilizzato - ci piacerebbe avere una fiocina).
Arrivati a Huanta ci vuole un pacchetto di patatine al formaggio formato famiglia per riportargli il buon umore. Tutte le indicazioni ricevute dagli abitanti del posto e persino quelle delle due cartine che abbiamo con noi si rivelano sbagliate e dopo interminabili sali e scendi e un dislivello complessivo da passo alpino arriviamo a pochi chilometri da Ayachuco dove troviamo un ristorantino di campagna dove una nonna ci cucina e la piccola Deamariz di 9 anni ci serve i chicharrones (carne di maiale con riso).
Rifocillati entriamo nella città del Sendero Luminoso.
Ieri sera durante la festa si avvicina ad Alberto un signore di circa 60 anni, dicendo di essere un antropologo e sottolineando di essere comunista. E' in evidente stato di ebrezza e chiede cosa pensiamo di Abimael Guzman... per fortuna Alberto è preparato: "Ne abbiamo sentito parlare bene da alcuni e male da altri". "Ricordati"- replica - "che di chi difende valori universali di uguaglianza e libertà non si può parlare male", ci stringe la mano e se ne va mentre noi rimaniamo storditi da questa scena surreale nel bel mezzo della festa.
Chi è Abimael Guzman? Cosa c'entra con il Sendero Luminoso? Nella sezione APPROFONDIMENTI trovate maggiori dettagli.
Il Sendere Luminoso qui è ancora molto amato.
Stiamo pedalando in un territorio dove idee e ideologie si sono materializzate in scontri gravissimi e in versamenti di sangue. Passare e non saperlo, sarebbe non capire quello che vediamo.
sabato 27 settembre 2014
Nozze a Mayocc
venerdì 26 settembre 2014
I sorrisi di Caceres
Mangiamo una trota fritta a Izcuchaca, un simpatico paesino con uno stupendo ponte sul Rio Mantaro.
I proprietari del locale ci dicono che si può dormire a Quichuas e Anna che ci segue in diretta da Verona e con cui comunichiamo via whatsapp dice che dista 36 km.
Ripartiamo. La Valle del Rio Mantaro torna spettacolare. Il fiume scorre in gole profonde e contorte e le luci del pomeriggio lo illuminano in tutto il suo splendore.
Arriviamo a Caceres dove tutti ci salutano come non era mai successo in Perù: ci fermiamo anche a farci delle foto con una famiglia e con alcuni operai della strada.
Gli abitanti ci salutano come "gringitos".
Arriviamo al paese segnalato dove troviamo alloggio in una casa che somiglia molto alle nostre vecchie case di campagna: solai in legno, materassoni e bagno in cortile.
In camera abbiamo un vago odore di cherosene sebbene la stufa non ci sia. Ma per questa notte va bene così.
giovedì 25 settembre 2014
Colori e profumi nella valle del Rio Mantaro
Partiamo dal chiasso e dallo smog di La Oroya alle 8.30. La cittadina al risveglio è ancora più sinistra: anche qui come a Lima (seppur in scala minore) baraccopoli arrampicate sulle pendici delle montagne. Appena usciti però qualcosa è cambiato! Non c'è più traffico! Fantastico! Cominciamo a percorrere la Valle del Rio Mantaro che all'inizio non ci entusiasma. Poi a poco a poco i panorami minerari si addolciscono sfumando in dolci colline dalle mille sfumature di ocra e giallo. Iniziano una serie di paesini in terracotta dai nomi inequivocabilmente inca: Chacapalpa, Chapopampa, Ianachacra. Sembra a tratti quasi un panorama toscano. L'unico verde è quello degli eucalipti che costeggiano il fiume la cui acqua è di un marron intenso e il verde delle agavi (a 3500 metri). Nell'aria c'è un profumo che pare elicriso. Ad un tratto due donne a bordo pista stanno pulendo al vento della graniglia. Ci fermiamo: è quinoa!!! Scambiamo due chiacchiere: una donna in un giorno di lavoro in media pulisce un sacco da 80 litri di quinoa!
Arrivati a Jauja decidiamo di non entrare in paese e di proseguire e la fortuna ci premia. Arriviamo a Muquiyauyo: qui troviamo un ristorantino contadino dentro il giardino di una casa dove si mangia sotto un bellissimo e tranquillo portico. Degustiamo una crema di spinaci e un piatto di "papas a la huancayna" (bollite con salsa di formaggio sopra) servite con un gustoso risotto e una coscia di pollo croccante insieme a insalata e alle cipolle crude tagliate fine. Il tutto accompagnato da "matesito de manzanilla" (camomilla). Il miglior pranzo peruviano al costo di meno di 3 euro in tutto!
Riprendiamo a pedalare verso Huancayo. Sui muri delle case le pubblicità elettorali si alternano: Antita Ninahuanca, Humberto Virapoma, Angel Unchupaico... la poesia dei luoghi è anche nella musica dei loro nomi e in quella dei nomi degli uomini e delle donne che li abitano.
Pedaliamo ammirando in lontananza alla nostra sinistra il ghiaccio innevato Huyatapallana (5768 m) mentre il fondo valle è lavorato da uomini e donne che non di rado spingono a mano aratri tirati dai buoi.
A un tratto troviamo una giovane andina che si riposa prona sull'erba adornata di perfetto vestito tipico con tanto di copricapo. Sta pigiando i tasti di uno cellulare che guarda del tutto assorta in un sorriso assente. Non si accorge nemmeno che passiamo...
Arriviamo a Huancayo alle 1730. Un'altra grande e chiassosa città trafficatissima. Troviamo un riparo per la notte ma ora siamo più contenti: stiamo incontrando il Perù vero.
mercoledì 24 settembre 2014
Al Passo del Ticlio 4818 m s.l.m.d.m.
A Casapalca (4540 m), pur essendo il paesino davvero poverissimo, tutti ci salutano e i bambini sono in visibilio. Alberto chiede il permesso di scattare una foto ad una anzianissima signora che lavora la lana ai ferri seduta per terra fuori casa.
Usciti dal paese l'altitudine comincia a farsi sentire: il ritmo respiratorio e la frequenza cardiaca salgono al massimo e noi riduciamo la velocità e le "ciacole": bisogna pestare su quei pedali!
Partiamo verso il passo ferroviario più alto del mondo
Speriamo che tutto vada bene.
Il nostro motto rimane "finché ghe n'è, ghe ne dao".
Dedichiamo questo passaggio del nostro viaggio al progetto "Il mestiere di crescere" di Progetto Mondo MLAL (che vi chiediamo di sostenere).
Acclimatamento a Chicla
Acclimatamento in corso. Prima notte con cefalea e insonnia ma siamo riusciti ugualmente a riposare (anche perché siamo andati a dormire alle 20.45) senza ricorrere a farmaci.
È strano constatare come per sforzi di intensità media, frequenza cardiaca e respiratoria salgono molto al di sopra del solito.
Siamo stati a passeggiare in paese dove ormai tutti sanno che siamo italiani e che ci muoviamo in bici (non siamo certi che sia proprio sicuro per noi che la voce corra ma non possiamo farci più di tanto).
Tutti ci guardano come se fossimo delle rarità e di fatto lo siamo... non ci sono altri caucasici qui.
Siamo tornati dalla Sig.ra Irma a fare due chiacchiere e ad assaggiare un bicchierino di aguardiente... dice che in passato molti italiani erano venuti qui a lavorare nelle miniere ma a parte qualcuno che ha lasciato qualche figlio nessuno è poi rimasto.
Domani ripartiamo verso quota 4800. Sono 25 km di salita ma stimiamo di impiegare 4-5 ore a causa della carenza di ossigeno. Intanto vogliamo salutare Bartolomeo e Cristoforo, i nostri due più piccoli e fedeli lettori!
martedì 23 settembre 2014
Partenza a sorpresa
Al risveglio (dopo 12 ore di riposo sotto le coperte peruviane simili a tappeti da bagno ma caldissime), Alberto è rinato e dopo una abbondante colazione, stavolta con pan, burro, marmellata e latte, si decide di partire. La strada continua a salire con pendenze accettabili, niente "pontare", incassata in gole profonde sopra cui passano i ponti abbandobati del Ferrocarril Central del Perù che ora corre in galleria. Arriviamo a Chicla, 3700 metri slm, dopo due ore e mezza di pedalata e 600 m di dislivello. Chicla è un minuscolo e colorato paese dove siamo accolti da musica andina sparata al volume altissimo e dove le doccie sono comunali! Ci fermiamo qui due notti per l'acclimatamento. Visto che nessuno di noi due ha mai pedalato a quote così alte, è meglio essere prudenti: basta poco per rovinare tutto.
Abbiamo con noi le foglie di coca e la calce ma vogliamo salire in "stile alpino", senza aiuti.
Nel pomeriggio abbiamo fatto un giro in pease e ci siamo fermati a scambiare due chiacchere con la Sig.ra Irma, un anziana signora che gestisce un "almazen" (microbazar). Abbiamo parlato di un pò di tutto: dalle elezioni del 5 ottobre, ai giovani e all'istruzione, alla salute (hanno un medico di famiglia che viene due volte a settimana). Abbiamo parlato anche degli anni del "Sendero Luminoso", di cui vi parleremo più approfonditamente quando arriveremo ad Ayacucho. Ma su questo Irma non ha voluto dire molto, quasi fosse ancora viva la paura di ritorsioni.
Stasera cercheremo di mangiare qualcosa di non fritto... che Dio ce la mandi buona!
domenica 21 settembre 2014
San Mateo - febbre ad alta quota
Primo assaggio di sterrato |
Villaggio oltre i 2000 metri |
Scambiamo due chiacchere con la Sig.ra Claudia, seduta vicino a noi nella piazza principale. Ad un tratto si avvicina un'altra donna in stato indigenza e ci chiede un po' di coca cola. Fortunatamente la Sig.ra Claudia ha un bicchiedere di plastica così possiamo "compartir" la coca cola. La sig.ra Claudia è colpita dalla nostra disponibilità e ci regala un sacchettino di foglie di coca con la polvere con cui va masticata, dicendoci che ci faranno bene per i prossimi giorni (la prendiamo anche se siamo decisi a salire senza aiuti, se possibile).
Ripartiti con circa 30 gradi, durante il giorno la temperatura è salita fino a 36°. La strada è ben asfaltata, c'è qualche tunnel molto breve e molto traffico pesante, cielo limpido con piccole nuvole bianche e alte vette brulle tutto intorno a noi.
Lama da compagnia |
Al nostro arrivo ci sono 20°... la temperatura comincia a cambiare.
Prendiamo una bella al camera al "Chez Victor", al costo totale di circa 14 euro, perché Alberto continua a stare male (infatti sale la febbre a 38,4°C).
Domani ci fermiamo qui, per consentire la ripresa ad Alberto (che chiamerà in Italia per tranquillizzare), la prossima tappa è Chicla (oltre i 3700 metri di quota) dove dovremmo fermarci 2 giorni per l'acclimatarci prima della ascesa al Passo de Ticlo (4800 metri).
Verso San Mateo |
sabato 20 settembre 2014
Via da Lima verso le Ande
Alla partenza |
Sopraffatti dal traffico di Lima |
Immaginate le 5 Terre. La stessa densità ma di baracche di mattoni, legno o di fango secco per chilometri e chilometri, ora visibili ora no come se la nebbia volesse nasconderle per pudore.
Solo dopo 30 km abbiamo visto il disco solare penetrare la cappa della città. Lima è una delle città più inquinate del pianeta. E si vede.
Fruttivendolo lungo la via |
La salita è diventata progressivamente molto bella tra pareti brulle dove a tratti si scorgono uomini e donne che salgono i pendii coltivati a fichi d'India insieme ai muli, ponti tibetani, picci altissimi.
venerdì 19 settembre 2014
Nella Valle di Amauta (con il Manthoc e Progetto Mondo MLAL)
Se però questo comportasse che i bambini dovrebbero rinunciare all'istruzione e al già misero tenore di vita della loro famiglia, a cui devono gioco-forza contribuire?
La realtà è sempre più complessa di quello che si crede...
Le foto che avete visto ieri sono del Valle de Amauta (Municipalità di Ate - 400.000 abitanti) dove siamo stati in questi ultimi due giorni: è una baraccopoli.
Progetto Mondo MLAL è una Organizzazione Non Governativa veronese (con sede in zona stadio) che dal 1976 è presente in America Latina e che sin dall'inizio lavora solo a fianco di organizzazioni e associazioni locali con progetti di cooperazione finanziati da Unione Europea, Ministero Italiano degli Affari Esteri e da altri finanziatori. Noi abbiamo incontrato Mario Mancini (in Perù da 20 anni) e Vanni de Michele (di Verona, che dopo la Bolivia è ora in Perù come coordinatore tecnico del Progetto Economia Solidale).
Qui a Lima (come in Bolivia e Colombia) Progetto Mondo MLAL conduce tra gli altri anche il progetto "El trabajo de crecer", in cui affianca e supporta il MANTHOC affinché i bambini e gli adolescenti possano essere consapevoli dei loro diritti e doveri come cittadini (evitando in tal modo di essere sfruttati lavorativamente) e possano avere un peso nella vita pubblica.
Questo significa formazione, incontro, condivisione tra giovani perché le decisioni siano loro e non su di loro, senza intromissione degli adulti (se non nei ruoli di supporto e accompagnamento).
Oggi, guidati da Corinna - di Jesi, casco bianco (ovvero in servizio civile internazionale) - abbiamo partecipato ai loro seminari formativi; vi diciamo solo uno dei titoli: "Identificazione dei problemi e priorizzazione delle soluzioni".
Ieri siamo stati ospiti del doposcuola dei piccoli (5-12 anni)... ci hanno fatto giocare con loro dopo aver visto uno spettacolino molto simpatico che essi stessi ci avevano preparato... bambini e bambine dalla pelle ambrata e dai bellissimi occhi e capelli neri che parlano come sindacalisti di 50 anni... non lecca lecca e play station!
Da noi i giovani vanno a scuola sbuffando, qui devono lottare e lottano per i loro diritti (tra cui la formazione) e il loro futuro.
Siamo rimasti affascinati dal livello di consapevolezza e impegno di questi giovani peruani e chiediamo a coloro a cui siamo riusciti a trasmettere questa emozione di sostenere Progetto Mondo MLAL cliccando questo link: Il mestiere di crescere
causale: "Sostegno Mestiere di Crescere".
Grazie.
Alberto e Dimitri
giovedì 18 settembre 2014
Dettagli di Lima rispondendo ad Anna
via centrale di Lima |
Lima ha circa 10 milioni di abitanti, un peruano su tre abita a Lima.
Il Perù ha un'estensione pari a 4 volte l'Italia ed ha circa la metà della popolazione.
A Lima sono presenti moltissimi gruppi etnici, dagli andini, ai giapponesi, cinesi e africani oltre naturalmente a molti ceppi europei tra cui gli italiani.
municipalità di Ate (baraccopoli) |
municipalità di Ate (baraccopoli) |
Il Perù è uno dei 19 paesi mega diversi del pianeta: si va dal deserto costiero propaggine settentrionale del deserto di Atacama, alla catena delle Ande al centro fino alla foresta amazzonica.
Per quanto riguarda gli edifici si va dai grattacieli di cristallo del centro economico della città, alle case in cemento, a quelle in stile coloniale costruite in adobe (mattoni di fango), fino ad arrivare ai tuguri delle baraccopoli senza energia elettrica, acqua e fognature.
Da ultimo alleghiamo un video che speriamo risolva il mistero del gorgo del lavandino nell' emisfero australe.
mercoledì 17 settembre 2014
OMG a Lima
con Valentina |
a sinistra Caterina e Marta, a destra Padre Leonardo |
Casa Guadalupe |
Oggi abbiamo visitato 3 strutture di OMG a Lima.
L'esposizione di mobili prodotti dagli artigiani andini (guidati da Cecilia), la casa di accoglienza per studentesse universitarie provenienti dalle località più disagiate del paese (guidati da Valentina) e la casa "Guadalupe" per l'accoglienza per malati (guidati da Marta, dove abbiamo incontrato anche Luisa, Caterina e padre Leonardo - nostro coetaneo - parroco a Chimbote che è qui in convalescenza).
Le attività di OMG qui a Lima assicurano
- la sussistenza per gli artigiani delle località della Sierra (che non devono trasferirsi in città dove sarebbero inghiottiti in un magma urbano che non gli lascerebbe speranze),
- l'accesso all'istruzione e quindi al futuro per queste ragazze che spesso poi tornano alle loro comunità dove rappresentano una risorsa di inestimabile valore,
- l'accesso alle cure (spesso sono persone giovani con patologie gravi ma curabili): se non ci fosse questa casa di accoglienza, queste persone non potrebbero materialmente ricevere le cure di cui hanno bisogno perché non ne avrebbero le risorse economiche e logistiche: ricevono vitto e alloggio in attesa di essere curati e vengono accompagnati dai volontari nelle strutture sanitarie (orientarsi e spostarsi a Lima è già difficile, se poi parli un dialetto quechua e non hai mai visto una grande città, da solo sei spacciato).
Siamo stati colpiti dai volontari che abbiamo incontrato: giovani che spesso si licenziano per venire in America Latina a darsi da fare, gratuitamente, senza pensare al ritorno che ne avranno. Li abbiamo visti tutti molto motivati e soddisfatti dell'esperienza che stanno vivendo.
OMG non ha aderito alla nostra proposta di raccogliere tra i nostri lettori fondi di sostegno ai loro progetti perché preferiscono che il contatto con il Movimento sia più profondo: chi di voi volesse approfondire troverà il modo di mettersi in contatto.
Una cosa è certa: i giovani qui trovano un modo e un mondo in cui darsi da fare.
A pranzo con... Ugo De Censi
Ha compiuto da poco 90 anni, di cui 37 trascorsi in America Latina.
Fondatore di Operazione Mato Grosso è stato per molti anni parroco di Chacas (località montana del nord del Perù) dove ha messo in piedi un ospedale, tutt'ora interamente finanziato da OMG.
Nonostante l'età non solo è lucidissimo ma, dopo una vita trascorsa con i giovani è in grado di motivarli a dare il meglio di se (dice "OMG è nata perché io ho sempre seguito i giovani... i giovani del '67 hanno deciso di andare in Perù e io li ho seguiti"): abbiamo avuto modo di essere presenti ad un colloquio tra lui è Maffu - un ragazzo lombardo volontario qui a Lima in un progetto che porterà avanti l'insegnamento di attività circensi per i ragazzi "difficili" - nessun manager sarebbe riuscito a motivare Maffu come ha fatto lui.
Ha visitato anche la Patagonia - a noi tanto cara - dove ha esercitato anche il suo hobby preferito, la pittura, ritraendo più volte le Torri del Paine e dove ha conosciuto di persona Alberto Maria De Agostini, il famoso sacerdote salesiano piemontese alpinista, esploratore e geografo, tanto amato in Patagonia.
Interessatissimo al nostro viaggio ci ha posto molte domande ma anche noi ne abbiamo poste a lui: su come è nata l'Operazione Mato Grosso, sulle resistenze che ha incontrato (veniva accusato di "gasare i ragazzi"), sulla Teologia della Liberazione, sulla Fede,
Un libro sarebbe probabilmente insufficiente per raccontare Padre Ugo e quindi un post non può avere pretese; vogliamo riportare solo alcune frasi: "Il cervello è ateo, se segui il cervello sei ateo... guarda me sono un sacerdote e se seguo il cervello sono ateo". "Per incontrare Dio si devono seguire 4 parole: silenzio, lavoro manuale, arte e saper perdere. Amare significa saper perdere, se vuoi vincere non saprai amare".
Il viaggio è solo all'inizio ma l'incontro con Padre Ugo sarebbe già sufficiente.