Abbiamo cambiato gestore telefonico, sperando di avere una migliore connettività ma è stato inutile. L'unico risultato è stato che l'orario del cellulare e della sveglia si è sballato e invece che alle 5 ci siamo svegliati alle 4.30. Dimitri vedendo che il sole non sorgeva si è accorto del problema e ha avuto un momento di sconforto pensando alla mezz'ora di sonno persa.
Oggi ci aspetta una giornata impegnativa: solo 48 km ma 1600 metri di dislivello: andiamo a Colomi a trovare le ragazze della casa Estudiantil, un progetto delle Fondazione Madonna di Monteberico (Vicenza), intrapreso sa Anna Maria Bertoldo che ora è in Italia (dall'incontro con la quale ci è venuta l'idea di coinvolgere le ONG in questo viaggio).
Iniziamo subito con un grossolano errore: invece che a sinistra, giriamo a destra e finiamo per fare il giro del lago di Cochabamba: bello ma sono 12 km in più del previsto.
Torniamo al punto di partenza e imbocchiamo la comoda avenida a 8 corsie che ci porta fuori da Cochabamba.
La strada è in rifacimento e quindi assumiamo per molti chilometri la nostra dose quotidiana di sedimenti e gas di scarico fino all'attacco della salita. Tra l'altro non riusciamo a capire dove siamo e se la strada sia quello giusta: in Bolivia oltre alla telefonia anche la cartografia è problematica: le cartine stradali sono sbagliate anche di brutto, per questo è uno dei pochi paesi al mondo di cui la GARMIN non ha mappe per i navigatori. Inoltre non ci sono cartelli stradali, nemmeno quelli dei i nomi dei paesi. Non rimane che chiedere ai passanti ma accettandone la visione geograficamente fantasiosa: ad esempio interroghiamo una pattuglia di poliziotti che ci dicono che Colomi dista pochi chilometri, impossibile.
Nel frattempo il copertone di Dimitri viene perforato da un ago metallico e ci fermiamo per la riparazione.
Poco dopo essere ripartiti ad un tratto ci rendiamo conto che i poliziotti invece avevano ragione: il punto più alto è a 3700 e non a 4300 come pensavamo! Che bello!
Superiamo il passo e altri lavori in corso, dove i nostri copertoni si arricchiscono di uno strato di catrame e ghiaia e planiamo a Colomi, dopo 60 km esatti, dove Edit, la direttrice (che ha la nostra età e che ci ha coordinato il nostro benvenuto anche a Cochabamba) ci accoglie e ci presenta alle 58 ragazze dai 12 ai 18 anni riunite per il pranzo.
A pranzo abbiamo modo di conoscere meglio il progetto: 15 anni fa grazie all'impegno di Anna Maria e al lascito di Pietro Moretto, imprenditore vicentino di successo morto di malattia giovanissimo, è stato possibile fondare la casa Estudiantil per dare una possibilità alle ragazzine delle tante comunità di Colomi e dintorni di studiare. Le ragazze qui non avevano alcuna possibilità di farlo e questo la condannava al lavoro manuale nei campi e in casa, alla completa ignoranza del mondo e all'analfabetisno di ritorno.
Edit ci racconta di ragazzine mandate dalle famiglie a lavorare nei campi per 2 euro al giorno e adibite a spostare a spalle sacchi di patate di 100 kg.
Quando arrivano qui ricevono un'educazione a tutto tondo: dell'igiene personale alle nozioni che sono loro necessarie a reinserirsi nella scuola primaria o secondaria e vengono accompagnate fino al momento di decidere se trovare un lavoro o andare all'Università (la fase due prevede anche una casa a Cochabamba dove vengono sistemate le ragazze che vanno all'Università).
In cambio sono loro richiesti grande impegno e risultati.
Il costo da affrontare per sostenere una ragazza qui è di circa 1000 dollari/anno: è il prezzo per cambiare il destino di una donna.
Dopo pranzo le incontriamo: sono curiosissime di capire perché viaggiamo, come lo facciamo, dove siamo stati e dove andremo. Ma anche com'è l'Italia, com'è Verona e hanno anche domande molto molto impegnate (sui problemi sociali italiani e sulle soluzioni politiche, dall'inquinamento, al numero di figli per famiglia, alla legalità dell'omosessualita maschile e femminile, al cinema all'enogastronomia): rimaniamo con loro due ore.
Edit poi ci porta a passeggiare per il paese prima di cena e, su richiesta di Alberto ci porta a conoscere l'ospedale (che corrisponde ad un servizio di guardia medica dove però si vaccina, si fanno partorire le donne e si accolgono le vittime, anche gravi degli anni incidenti stradali, facendo il possibile).
Dopo cena conosciamo anche padre Wilson, un ragazzone boliviano molto simpatico, parroco di Colomi (la Bolivia è dei giovani!), che ci dà molte indicazioni stradali per i prossimi giorni.
Domani è il primo novembre: la Festa di Tutti i Santi; qui è molto molto sentita perché i defunti tornano per due giorni tra i loro cari e - giustamente - si festeggia.
Oggi ci aspetta una giornata impegnativa: solo 48 km ma 1600 metri di dislivello: andiamo a Colomi a trovare le ragazze della casa Estudiantil, un progetto delle Fondazione Madonna di Monteberico (Vicenza), intrapreso sa Anna Maria Bertoldo che ora è in Italia (dall'incontro con la quale ci è venuta l'idea di coinvolgere le ONG in questo viaggio).
Iniziamo subito con un grossolano errore: invece che a sinistra, giriamo a destra e finiamo per fare il giro del lago di Cochabamba: bello ma sono 12 km in più del previsto.
Torniamo al punto di partenza e imbocchiamo la comoda avenida a 8 corsie che ci porta fuori da Cochabamba.
La strada è in rifacimento e quindi assumiamo per molti chilometri la nostra dose quotidiana di sedimenti e gas di scarico fino all'attacco della salita. Tra l'altro non riusciamo a capire dove siamo e se la strada sia quello giusta: in Bolivia oltre alla telefonia anche la cartografia è problematica: le cartine stradali sono sbagliate anche di brutto, per questo è uno dei pochi paesi al mondo di cui la GARMIN non ha mappe per i navigatori. Inoltre non ci sono cartelli stradali, nemmeno quelli dei i nomi dei paesi. Non rimane che chiedere ai passanti ma accettandone la visione geograficamente fantasiosa: ad esempio interroghiamo una pattuglia di poliziotti che ci dicono che Colomi dista pochi chilometri, impossibile.
Nel frattempo il copertone di Dimitri viene perforato da un ago metallico e ci fermiamo per la riparazione.
Poco dopo essere ripartiti ad un tratto ci rendiamo conto che i poliziotti invece avevano ragione: il punto più alto è a 3700 e non a 4300 come pensavamo! Che bello!
Superiamo il passo e altri lavori in corso, dove i nostri copertoni si arricchiscono di uno strato di catrame e ghiaia e planiamo a Colomi, dopo 60 km esatti, dove Edit, la direttrice (che ha la nostra età e che ci ha coordinato il nostro benvenuto anche a Cochabamba) ci accoglie e ci presenta alle 58 ragazze dai 12 ai 18 anni riunite per il pranzo.
A pranzo abbiamo modo di conoscere meglio il progetto: 15 anni fa grazie all'impegno di Anna Maria e al lascito di Pietro Moretto, imprenditore vicentino di successo morto di malattia giovanissimo, è stato possibile fondare la casa Estudiantil per dare una possibilità alle ragazzine delle tante comunità di Colomi e dintorni di studiare. Le ragazze qui non avevano alcuna possibilità di farlo e questo la condannava al lavoro manuale nei campi e in casa, alla completa ignoranza del mondo e all'analfabetisno di ritorno.
Edit ci racconta di ragazzine mandate dalle famiglie a lavorare nei campi per 2 euro al giorno e adibite a spostare a spalle sacchi di patate di 100 kg.
Quando arrivano qui ricevono un'educazione a tutto tondo: dell'igiene personale alle nozioni che sono loro necessarie a reinserirsi nella scuola primaria o secondaria e vengono accompagnate fino al momento di decidere se trovare un lavoro o andare all'Università (la fase due prevede anche una casa a Cochabamba dove vengono sistemate le ragazze che vanno all'Università).
In cambio sono loro richiesti grande impegno e risultati.
Il costo da affrontare per sostenere una ragazza qui è di circa 1000 dollari/anno: è il prezzo per cambiare il destino di una donna.
Dopo pranzo le incontriamo: sono curiosissime di capire perché viaggiamo, come lo facciamo, dove siamo stati e dove andremo. Ma anche com'è l'Italia, com'è Verona e hanno anche domande molto molto impegnate (sui problemi sociali italiani e sulle soluzioni politiche, dall'inquinamento, al numero di figli per famiglia, alla legalità dell'omosessualita maschile e femminile, al cinema all'enogastronomia): rimaniamo con loro due ore.
Edit poi ci porta a passeggiare per il paese prima di cena e, su richiesta di Alberto ci porta a conoscere l'ospedale (che corrisponde ad un servizio di guardia medica dove però si vaccina, si fanno partorire le donne e si accolgono le vittime, anche gravi degli anni incidenti stradali, facendo il possibile).
Dopo cena conosciamo anche padre Wilson, un ragazzone boliviano molto simpatico, parroco di Colomi (la Bolivia è dei giovani!), che ci dà molte indicazioni stradali per i prossimi giorni.
Domani è il primo novembre: la Festa di Tutti i Santi; qui è molto molto sentita perché i defunti tornano per due giorni tra i loro cari e - giustamente - si festeggia.