mercoledì 5 novembre 2014

A Sucre, la città bianca

Piazza di Sucre
Anche questa notte è stata pessima. In tenda c'erano 30 gradi. Nessuna possibilità di fare la doccia dopo aver sudato tutto il giorno. La crema solare mista alla polvere della strada sulla pelle del viso, del collo, delle braccia e delle gambe generava quello sgradevole effetto "carta moschicida". I vestiti tecnici ormai asciutti davano quella sensazione di "zuccherino" al tatto. Gli effluvi si concentravano in tenda perché abbiamo dormito... vestiti da bici!
Tutto questo non ci avrebbe comunque impedito di dormire saporitamente. Quello che è andato storto è stato altro.
Le nipoti della signora hanno pensato bene di fare serata, hanno schiamazzato e sbevazzato tutta la sera per poi darsi il turno a vomitare..
Alle 6 ci ripigliamo, smontiamo e andiamo. Colazione on the road con wafer e aranciata e iniziamo la salita. Ieri sera per un momento avevamo pensato di tirare in notturna fino a Sucre ma sapevamo che c'era il muro. Infatti da Mojotoro inizia una salita che porta 1200 metri sopra in 15 km, poi compare Sucre: ti sembra di poterla toccare con un dito ma non arriva mai. Ci vogliono altri 15 km.
Arrivati finalmente in centro troviamo alloggio e dopo la doccia, Dimitri si trasforma in perfetto infermiere e con mano fatata inietta la prima dose di antirabbica nel deltoide di Alberto (prima intramuscolo del Disu).
Dedichiamo il pomeriggio a gironzolare per la città (bella città coloniale con palazzine di colori chiari) e organizzare la giornata di domani: si parte alle 5 in auto a noleggio per andare a La Higueras, il paese dove hanno ucciso Ernesto Che Guevara; appuntamento con la storia.

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