Facciamo colazione con Vanni e verso le 9.30 salutiamo Gloria e le altre "rappresentanti" delle organizzazioni di donne andine, scattiamo qualche foto e partiamo.
Appena fuori Sicuani ci sono alcune ville coloniali abbandonate molto belle. Poco dopo la strada comincia a salire e continua a farlo per 40 km passando da 3551 a 4338. Non ce lo aspettavamo perché ci dicevano che la nostra mappa era sbagliata e che la tappa era tutta pianeggiante.
Appena fuori Sicuani ci sono alcune ville coloniali abbandonate molto belle. Poco dopo la strada comincia a salire e continua a farlo per 40 km passando da 3551 a 4338. Non ce lo aspettavamo perché ci dicevano che la nostra mappa era sbagliata e che la tappa era tutta pianeggiante.
Il problema non è il dislivello (abbiamo visto ben di peggio). Il problema è il vento. C'è un maledetto vento teso e frontale. Un ciclista può sopportare tutto: il freddo, il caldo, il sole, la pioggia, la grandine... ma non il vento frontale. Il vento moltiplica la fatica e ti deprime.
Al pedaggio di cambio provincia ci fermiamo a far sosta e una delle guardie ci attacca bottone col solito discorso sul campionato di calcio italiano. Intanto il vento ci aspetta.
Stringiamo i denti e arriviamo al passo Abra La Raya (c'è anche il cartello con l'altitudine).
Qui però non c'è discesa. Siamo semplicemente saliti su una parte più alta dell'altopiano e il vento non molla.
È un peccato perché il paesaggio è molto suggestivo e la fatica ci impedisce di goderne a pieno: scorriamo in una ampia valle le cui pendici sono coperte di erba secca dal colore dorato (la chiamano "puna")! La strada segue la ferrovia e qua e là appaiono piccoli stagni con diverse specie di uccelli acquatici tra cui oche selvatiche e gabbiani (a oltre 4000 metri). Diverse greggi di alpaca sono al pascolo. L'aria è tersa e le piccole e dense nuvole in cielo sono lì a decorare la scena.
Ci viene in mente che ieri effettivamente non avevamo inserito tra le nostre richieste alla Pachamama l'assenza di vento. Non ci avevamo pensato perché il problema non si era mai presentato.
Oggi siamo partiti tardi prendendocela con calma e ora il vento non molla: decidiamo di accorciare la tappa e fermarci dopo 70 km a Santa Rosa (per il pernottamento più alto di sempre), avvisiamo Vanni che non arriveremo ad Ayaviri stasera ma domani mattina (sperando che nel frattempo il vento cali).
Oggi siamo partiti tardi prendendocela con calma e ora il vento non molla: decidiamo di accorciare la tappa e fermarci dopo 70 km a Santa Rosa (per il pernottamento più alto di sempre), avvisiamo Vanni che non arriveremo ad Ayaviri stasera ma domani mattina (sperando che nel frattempo il vento cali).
Un saluto e in bocca al lupo per il vento! XOXO
RispondiEliminaTenete duro,
RispondiEliminaper "consolarvi",
da ciclista vi dico che c'è anche di peggio,
si chiama pioggia orizzontale.....
buon cammino
Claudio
quando tornerete farete fatica a ritornare in questo mondo moderno
RispondiEliminaControVento. L'importante è non mettersi a pisciare..................
RispondiEliminaMarcusen
Leggendo il vostro racconto mi viene in mente la Val d'Adige quando sdagli i conti... niente di peggio che pedalare controvento.
RispondiEliminaNon mollate!
Ancora complimenti per l'impresa.
Riccardo