giovedì 23 ottobre 2014

A La Paz (a sorpresa)




Dopo la terza notte di pioggia, la mattinata è limpida. La tappa di avvicinamento a La Paz si preannuncia pianeggiante ma decidiamo di partire ugualmente alle 7.00. Come al solito la previsione sul dislivello è sbagliata: infatti la strada sale, sale, sale e a bordo pista compare anche la neve che a quota più alta ha sostituito la pioggia durante la notte. Per i primi 40 chilometri - quelli che ci separano dal traghetto - il panorama sul Titicaca è incantevole: acqua a perdita d'occhio, isole, spiagge, le montagne boliviane che contornano il lago e che in secondo piano salgono innevate. Ci fermiamo a scattare molte foto e a godere ancora un po' di questi panorami che ci ripagano di quelli molto meno pittoreschi della sponda peruviana.
La strada sale e scende continuamente fino a che non arriviamo al porticciolo di San Pedro. Qui non troviamo un traghetto come pensavamo ma una flotta di grandi chiatte fatte di colossali assi di eucalipto (che in fase di partenza sono manovrate a mano con una pertica di legno "alla veneziana"). Saltiamo al volo su una di queste e ci facciamo traghettare al porticciolo di San Pablo (esattamente di fronte a Sal Pedro), dove facciamo una piccola pausa. Quando ripartiamo la strada sale ancora e poi ci somministra una interminabile serie di saliscendi fino a che si colloca a lato della riva della parte sud del lago. Ci diamo il cambio davanti "a tirare" fino al paese di Huarina, che sulla mappa è segnato bello grande, ma in realtà è piccolo e molto povero. La Bolivia si sta preannunciando in tutta la sua difficoltà: niente "tiendas de abarrotes", le botteghe onnipresenti in Perù dove è possibile comprare acqua in bottiglia, bibite, biscotti e crackers e niente bettole dove dormire. A Huarina ci fermiamo a pranzare una una panchina con pane, pasta di acciughe e banane (pranzo che ci pare buonissimo). Mentre mangiamo compare una novità: prendiamo un ago di pino, lo solleviamo e lo osserviamo cadere. Incredibile. Ripetiamo la manovra: non ci possiamo credere! C'è "Tail Wind", vento a favore. Chi dei lettori non va in bici, non può capire la felicità del ciclista quando c'è vento a favore. Succede questo: da una smorfia di sofferenza, il ciclista si trasforma così: petto in fuori, mento avanti, fronte indietro e sorriso ebete a 36 denti perché... si pedala a 20-30-40-45 km/ora senza sforzo! Ci affrettiamo a terminare i panini con la pasta di acciughe e cominciamo con il "pedalo facile"... arriviamo a Batallas, il paese successivo, dove si ripete la storia dei "gringhi ma non grulli": ci propongono un garage senza letti a cifre da suite, li mandiamo a quel paese e ripartiamo... cosa ci importa? Abbiamo il vento a favore e La Paz dista solo 50 km (anche se oggi ne abbiamo fatti già 100, sono solo le 15.30 e abbiamo 3 ore di luce - e in ogni caso abbiamo la tenda)! Voliamo sull'altipiano andino a velocità sostenuta fino ad arrivare alla periferia di La Paz che inizia 30 km prima della città... l'aria diventa via via irrespirabile, la polvere impedisce una visione nitida della strada e la si sente in bocca tra i denti. Cerchiamo di respirare il meno possibile ma la strada è in salita. Cominciamo a doverci aprire la strada nel traffico selvaggio dove si ripetono le scene dell'uscita da Lima. Arriviamo a El Alto, la parte "alta" di La Paz dove il caos è totale. Per fortuna gli ambulanti che hanno il banchetto a bordo strada fanno il tifo per noi e ci indicano la strada per scendere a La Paz: dobbiamo prendere una circonvallazione grande come un autostrada a 4 corsie (con tanto di casello per il pagamento del pedaggio da cui noi siamo esenti) che inizia proprio in corrispondenza della statua di Ernesto Che Guevara! All'inizio della circonvallazione/autostrada c'è un mirador: ci fermiamo a guardare di sotto: siamo al tramonto e La Paz è lì. Un immensa "ciotola" piena di case che si arrampicano sulle pendici della conca fino agli estremi; sul fondo della ciotola, grattaceli ed edifici moderni; l'impressione non è di decadenza o degrado come ci aspettavamo ma di una città moderna e brulicante di vita. Riprendiamo a scendere e chiediamo ai tassisti dove si trova l'indirizzo della sede di La Paz del Progetto Mondo MLAL (dove - in realtà per domani perché siamo in anticipo di un giorno - abbiamo un alloggio prenotato). Nessuno ne sa niente e decidiamo di prendere una camera non lontano dal centro perché sono le 19 e abbiamo già violato la raccomandazione di non entrare a La Paz la sera... meglio non esagerare. La tappa di oggi è la più lunga del viaggio finora: 157 km con 1276 metri di dislivello in 8 ore e 30 minuti: per dare un'idea, Verona-Milano passando - come salita - da Erbezzo con 45 kg tra bici e carico... solo che qui siamo a 4000 metri e siamo entrati in una delle gradi capitali sudamericane... non male


Ricordiamo a tutti che in questo momento stiamo sostenendo il Progetto "Economia Solidale" che Progetto Mondo MLAL sta realizzando nell'area Sicuani-Ayaviri: anche cifre molto piccole saranno molto utili perché siamo tanti.

Per dare il proprio contributo è possibile
- disporre un bonifico sull'IBAN IT07J0501812101000000511320 (Banca Etica) a favore di Progetto Mondo MLAL
- donare con carta di credito cliccando https://mlal.fundfacility.it/?cam_rid=244

CAUSALE: "PEDALANDE - SOSTEGNO ECONOMIA SOLIDALE"


5 commenti:

  1. cavoli, è immensa questa città. ci credo che i tassisti non conoscano tutte le strade. forse lavorano a zone e ognuno conosce solo la sua zona. compratevi le mascherine antismog x respirare.

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  2. Beh, non riesco a non commentare la vostra prestazione atletica... perbacco! Per carità... vento a favore, rarefazione dell'aria=meno resistenza ma è anche vero che siete carichi come muli e che l'ossigeno che vi entra nei polmoni ad ogni respiro è la metà di quello che vi entrerebbe ad altitudini "normali". Fossi in voi quando tornate andrei subito a fare il percorso lungo della Maratona delle Dolomiti per vedere quanto ci mettete... secondo me abbassereste ogni record!
    Oppure... Alberto... potresti portarmi seduta in canna fin sullo Stelvio! Sai che impresa mitica?
    Sono curiosa di vedere come ve la cavate sull'Uturuncu.

    PS: Non è che sia tutto merito delle foglie di coca che vi masticate di nascosto???

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    1. sì, dai, che quando tornano ci facciamo portare sullo Stelvio. io però invece di stare sulla canna (esperienza già provata e che non voglio ripetere) preferisco il tandem.

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    2. Perfetto. Si fa una gara... l'ultimo che arriva paga cena per tutti alla Forst!

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  3. Vediamo se riesco ad entrare!!!
    Grandissimi luoghi, mitici. Bravi bravi bravi. Coaoflaviocoato

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