Lasciamo Potosi dopo colazione con coppia di britannici neolaureati che viaggiano in bici più autobus più aereo saltando di palo in frasca in America latina. Usciamo dalla città sfilando tra i giovani ubriachi fradici dopo la notte di festa (anche oggi è festivo).
Iniziamo l'avvicinamento a Uyuni e al Gran Salar, lo sconfinato lago salato, che è stato il primum movens di questo viaggio: ci vorranno due giorni per percorrere i 215 km.
Siamo 400 metri sopra il livello di Uyuni e ci aspettiamo un piano leggermente inclinato in discesa con vento a favore e con i bagni termali all'arrivo.
Ma come al solito non è così.
Anzi. Ci sono 124 km con oltre 1800 metri di dislivello. E Tica Tica il paesino in cui arriviamo all'imbrunire è un paese di fango, l'alloggio è ad alto rischio di Chagas (malattia trasmessa dalle punture di una cimice), la doccia non sanno nemmeno cosa sia, piantiamo la tenda nel cortile dell'alloggio e andiamo a dormire vestiti da bici.
Però oggi non ci lamentiamo: dal punto di vista paesaggistico è stata una delle giornate migliori: i primi 50 km sono stati di pampa andina senza novità; dopo che ci siamo fermati a Porco a mangiare (dove l'asado di lama ordinato da Dimitri è finito direttamente ai cani, perché immangiabile), abbiamo avuto un assaggio di deserto di Atacama: dune di sabbia bianca, rosa, rossa, grigia alternati a grandi praterie dove ci sono le risorgive di acqua. Qui pascolano mandrie di lama e ci divertiamo a scorrazzare tra di loro e inseguirli mentre scappano (più avanti un lama mangia dalla mano di Dimitri una buccia di banana: la banana se l'è mangiata Dimitri che si mangerebbe anche il lama dalla fame). Lungo la strada si ergono grandi pinnacoli rocciosi o lunghi paretoni sfaccettati e noi ci fermiamo a scattare un sacco di foto.
Fino a quando arriviamo in una valle purpurea! Le rocce che si aggrovigliano come le pagine di un libro bagnato, sono di un color rosso porpora intenso. La terra è porpora e anche le case - costruite di quella terra - sono porpora! Solo gli alberi sono di un verde brillante e si stagliano sul rosso onnipresente. Il fondo valle è solcato da greti di torrente prosciugati in cui rimane solo il bianco dei sali dell'acqua ma tutto è secco e acacie e cactus - alti come alberi e spesso in fiore - dominano su tutto.
Iniziamo l'avvicinamento a Uyuni e al Gran Salar, lo sconfinato lago salato, che è stato il primum movens di questo viaggio: ci vorranno due giorni per percorrere i 215 km.
Siamo 400 metri sopra il livello di Uyuni e ci aspettiamo un piano leggermente inclinato in discesa con vento a favore e con i bagni termali all'arrivo.
Ma come al solito non è così.
Anzi. Ci sono 124 km con oltre 1800 metri di dislivello. E Tica Tica il paesino in cui arriviamo all'imbrunire è un paese di fango, l'alloggio è ad alto rischio di Chagas (malattia trasmessa dalle punture di una cimice), la doccia non sanno nemmeno cosa sia, piantiamo la tenda nel cortile dell'alloggio e andiamo a dormire vestiti da bici.
Però oggi non ci lamentiamo: dal punto di vista paesaggistico è stata una delle giornate migliori: i primi 50 km sono stati di pampa andina senza novità; dopo che ci siamo fermati a Porco a mangiare (dove l'asado di lama ordinato da Dimitri è finito direttamente ai cani, perché immangiabile), abbiamo avuto un assaggio di deserto di Atacama: dune di sabbia bianca, rosa, rossa, grigia alternati a grandi praterie dove ci sono le risorgive di acqua. Qui pascolano mandrie di lama e ci divertiamo a scorrazzare tra di loro e inseguirli mentre scappano (più avanti un lama mangia dalla mano di Dimitri una buccia di banana: la banana se l'è mangiata Dimitri che si mangerebbe anche il lama dalla fame). Lungo la strada si ergono grandi pinnacoli rocciosi o lunghi paretoni sfaccettati e noi ci fermiamo a scattare un sacco di foto.
Fino a quando arriviamo in una valle purpurea! Le rocce che si aggrovigliano come le pagine di un libro bagnato, sono di un color rosso porpora intenso. La terra è porpora e anche le case - costruite di quella terra - sono porpora! Solo gli alberi sono di un verde brillante e si stagliano sul rosso onnipresente. Il fondo valle è solcato da greti di torrente prosciugati in cui rimane solo il bianco dei sali dell'acqua ma tutto è secco e acacie e cactus - alti come alberi e spesso in fiore - dominano su tutto.
trovatevi qualcosa da mangiare di decente, non potete andare avanti così. x pedalare bisogna mangiare. e voi di pedalate dovete farne tante. non potete andare avanti a banane.
RispondiEliminaPer pura curiosità: quanti km. riuscite a fare con una banana? Marcusen
RispondiEliminaDai su non fate gli italiani che pensano sempre a mangiare!
RispondiEliminaI paesaggi che vedete, lo sapete meglio di noi (che vi aspettiamo mangiando lasagne al ragù, tagliolini al sughetto di lepre, arrosto di vitello con patate al forno, verdurine di stagione, polentina con formaggio, salumi nostrani con vellutata di funghetti e tartufo, tortino ripieno al cacao, frutta e caffè) valgono ben qualche sacrificio...
Comunque, a parte gli scherzi, vi penso ad ogni pranzo (da quando vi leggo, a tavola, apprezzo molto di più "quello che passa dal convento").
Coraggio, ragazzi non pensateci e avanti tutta!!!
Manuccio
....sarebbe ora de Fasoi en bogone'!... una delizia per il Disu
RispondiEliminaStefano
Dimi, 'na polentina col bacalà, la ghe starea ben?
RispondiEliminaMarcusen
Forse sarebbe meglio un bel piatto di pasta! Con una buon sugo al pomodoro o alla carbonara! Va bhe dai vi rifarete quando tornate a casa !ciao disumani!
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