domenica 26 ottobre 2014

El camino de la muerte (e ritorno in camion)

Parlando con Aurelio e Anna è emerso che andare da La Paz a Cochabamba passando da nord (facendo il Camino de la Muerte) è impossibile: ci sarebbero sicuramente alcuni fiumi da guadare e 50 km di sabbia nella parte finale del percorso. Inoltre mentre studiavano il percorso per noi, hanno trovato in internet un blog di un cicloturista equadoriano che ha dovuto rinunciare. Dobbiamo passare da sud. Decidiamo allora di fare el Camino de la Muerte scarichi e tornare a La Paz. Vogliamo evitare di farlo con le agenzie turistiche (che ti spennano e ti mettono davanti un ragazzino che ti fa da guida dicendoti a che velocità devi scendere, quando fermarti e dove e a cosa devi scattare le foto).  Allora partiamo in stile "turista fai da te, no Alpitour" alle 7.00 e a tentativi arriviamo a Villa Fatima, il quartiere alto di La Paz da dove partono i mini bus pubblici che portano a Coroico (il paesino dove el Camino finisce). Al volo saliamo su uno che ci carica le bici sul tetto e ci facciamo portate alla cumbre (4600) - la cima della montagna - per scendere con i nostri mezzi a Coroico percorrendo el Camino. Alla cima qui ci bardiamo di tutto punto e scendiamo i primi 30 km di asfalto fino all'attacco del Camino. L'attacco è segnalato da un grande cartello giallo ed è avvolto dalla nebbia che sale lungo i pendii dalla sottostante foresta amazzonica. El Camino de la Muerte è diventato famoso perché è stato dichiarato la strada più pericolosa del mondo in quanto, prima che venisse aperta la nuova strada, qui morivano 200-300 persone l'anno (tra cui 7-8 ciclisti), precipitando negli strapiombi che arrivano anche a 800 metri. La strada è uno sterrato ad una sola carreggiata ma è tutt'ora aperto ad auto, camion e bus nei due sendi di marcia e sul lato sinistro c'è appunto lo strapiombo: quando si incontrano mezzi che viaggiano in senso contrario... la vita è una questione di pochi millimetri.
Il tutto è immerso in una vegetazione rigogliosa che mano a mano che si scende diventa tropicale e a sua volta è avvolta dalla nebbia dei vapori che salgono dalla foresta. Spuntino e via, si inizia la discesa... con molto timore reverenziale! In realtà i 40 km di sterrato non presentano difficoltà tecniche ma la presenza dello strapiombo induce a scendere con prudenza. Noi scendiamo ancora più lentamente perché facciamo molte foto. Il luogo è davvero meraviglioso: il crinale, sempre verde, è rigato da ruscelli che a volte danno origine a cascate. C'è anche una cascata che non arriva a terra perché si disperde in una nuvola di goccioline che vengono portate via dall'aria! Ci sono molte croci, alcune ormai ricoperte interamente dal muschio. Ad un tratto dobbiamo fermarci e Alberto deve soccorrere una  ragazza boliviana che è caduta con la bici a pochi centimetri dal precipizio: ha diverse escoriazioni e abrasioni e una distorsione al polso ma riuscirà a scendere, lasciando a bocca asciutta i 3 avvoltoi che volteggiano alti sopra di noi!
Continuamo la nostra discesa, svestendoci progressivamente perché la temperatura - che alla cumbre era di 11 gradi ora è di 46 gradi al sole - superiamo i punti di raccolta delle agenzie e arriviamo a Yolosa: siamo in piena foresta amazzonica e i bambini che fanno il bagno nudi nelle cascate e due piccoli guadi ce lo confermano. Da Yolosa scendiamo a Yolosita (1200 m - siamo scesi di 3800 metri!), dove ritroviamo la strada asfaltata. Spuntino e carichiamo le bici al volo su un furgoncino guidato da un uomo dai tratti somatici africani (melting pot boliviano!) che ci porta su a Coroico (1800 m) perché a Yolisita i mezzi che vanno a La Paz sono già pieni. Appena arrivati a Coroico, vediamo un camion con la scritta La Paz che si ferma nella piazza e un gruppo di 4 ragazzine che contrattano un passaggio! Se lo fanno loro, potremmo ben farlo anche noi! In un men che non si dica carichiamo le bici nel cassone in legno del camion e ci buttiamo dentro anche noi. Alla fine siamo noi, le 4 ragazzine, una ragazza più grande, un uomo e una donna. Il cassone è aperto superiormente e durante il viaggio, non comodo ma decisamente avventuroso, riusciamo a goderci ancora i panorami di queste splendide vallate. Quando torniamo alla cumbre ci rannicchiamo in un angolo del cassone per difenderci dal freddo ma poi si scende rapidamente a Villa Fatima, dove arriviamo col buio. Alla fine il trasporto per il Camino de la Muerte ci è costato circa 15 euro in due andata e ritorno invece dei 160 euro richiesti dalle agenzie! Ci siamo goduti il percorso senza avere fretta e siamo tornati in camion (ma quando ci capita!). Una giornata perfetta che, dopo essere rapidamente scesi al nostro alloggio a La Paz centro e aver fatto una bella doccia, chiudiamo dal "Lurido", il banchetto di street food, dove ci mangiamo un meritato un doppio hamburger con salchipapa (wurstel con patatine fritte)! Siamo sopravvissuti al temibile Camino de la Muerte si festeggia!

2 commenti:

  1. ma io credevo che una volta aperta l'altra strada , il cammino de la muerte non fosse più usato per il traffico. invece lo usano ancora.

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  2. hasta luego ciclocaminadores de el camino piu' famoso nel muendo

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